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Pubblicato il 23/03/2023
“L'afflizione potrebbe anche sorridere un giorno; fino allora, mio dolore, stattene in un cantuccio zitto e buono". Lo scriveva William Shakespeare in “Pene d'amor perdute" ignorando, evidentemente, che qualche secolo più tardi la scienza sarebbe arrivata ad inventarsi una ‘pozione magica' per non soffrire del sentimento più bello e crudele. E se il drammaturgo anglosassone in “Romeo e Giulietta" al massimo si era immaginato un beverone dagli effetti disastrosi, il moderno farmaco contro il mal d'amore assicura felicità (più o meno) durevole. Alano fino alla successiva delusione.
Il punto di partenza, spiega lo psicologo Brian D. Earp, è che “alcuni recenti studi sul cervello hanno dimostrato un parallelismo tra gli effetti di alcune droghe che causano dipendenza e l'esperienza dell'essere innamorati". Le delusioni sentimentali vengono considerate una forma di depressione al punto che in Israele sono stati somministrati farmaci sperimentali ad alcuni studenti per ‘guarirli'. Una pratica che riscontra l'approvazione dello stesso dottor Earp: “Chi si trova in relazioni pericolose sa che deve uscire fuori e vuole farlo, ma non riesce a spezzare la catena", dice. Anche se poi lo stesso medico mette in guardia: “Non possiamo forzare nessuno a intraprendere questo tipo di trattamento. Prima bisogna intervenire in modo naturale, non ricorrere subito alla biochimica". Prima, ad esempio, si potrebbe tentare con Shakespeare. Male che vada ci si fa una cultura.