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Gli italiani non sono felici, gli svizzeri sì


Orson Welles diceva che in Italia guerre, terrore e assassinii hanno prodotto lo splendore del Rinascimento mentre secoli di pace e democrazia in Svizzera hanno generato solo orologi a cucù. Oggi però questo celebre paradosso rischia di perdere credibilità, almeno secondo quanto riporta il World Happiness Report, un dossier gestito dalle Nazioni Unite che pretende (in effetti le mire sono un po' ambiziose e i criteri opinabili) di misurare la felicità interna lorda di ogni nazione.

Ebbene, gli elvetici capeggiano saldamente la classifica mentre l'Italia si piazza maluccio: al 50esimo posto su 158. Dietro il Paese del cioccolato e dell'Emmenthal nella top ten seguono Islanda, Danimarca, Norvegia, Canada, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Nuova Zelanda e Australia. Mediocre, ma pur sempre migliore dell'Italia, invece il risultato di Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna.

Ma da che cosa dipende la felicità? Secondo i curatori del report il benessere deriva “dal comportamento prosociale dei membri della società. La prosocialità implica che gli individui prendano decisioni per il bene comune che possono scontrarsi con incentivi egoistici a breve termine”. Onestà, benevolenza, cooperazione e affidabilità sono “la chiave per raggiungere i migliori risultati per la società”. Quindi via l'elmetto, con buona pace di Orson Welles.

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