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Pubblicato il 23/03/2023
Hanno ragione i poeti, come al solito. E anche i nostri vecchi, ci mancherebbe. Lo cantava Enrico Ruggeri più di trent'anni fa in Polvere: “Aria un po' viziata, quella finestra andrebbe spalancata". Ce lo hanno ripetuto da sempre le nostre nonne, anche se le abbiamo tacciate di pedanteria e eccesso di ordine e igiene. Eppure è così. L'aria viziata è fastidiosa e fa male. Non solo al naso ma anche al cervello.
A certificarlo è uno studio delle università di Harvard e Syracuse pubblicato dalla rivista Environmental Health Perspectives: all'aumentare del tasso di CO2 in una stanza diminuiscono le performance cognitive. Un test, condotto su 24 volontari, ha dimostrato come la qualità del lavoro diminusca ogni volta che cresce l'anidride carbonica. La quota considerata ‘tossica' è di cinquemila parti per milione (ppm), anche se i limiti di legge sono fissati tra 1000 e 1500. A queste ultime concentrazioni le abilità “di usare le informazioni, di rispondere alle crisi e di elaborare strategie", informano i ricercatori, diminuiscono del 50% rispetto a quelle di chi lavora in una stanza areata.