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E se in futuro sui farmaci ci fosse l'etichetta “testato sulle donne"? Il suggerimento arriva dagli esperti dell'istituto neurologico Carlo Besta di Milano. I medici fanno infatti sapere che mentre le terapie agiscono in modo diverso sulle donne (i principi attivi sono più concentrati a causa del peso corporeo inferiore a quello degli uomini), genere nel quale le reazioni avverse sono particolarmente frequenti nella fascia di età 35-44 anni, nei bugiardini non vengono riportate differenze ma la distinzione si limita fra adulti e bambini. Al massimo si avverte che un medicinale non è adatto a chi è in gravidanza.
Questo perché la sperimentazione viene fatto quasi esclusivamente sugli uomini, non tenendo conto dei possibili effetti collaterali solo al femminile. Il suggerimento del Besta è quello, dunque, di considerare la donna fin dall'inizio di questo processo: dalla sperimentazione alle indicazioni sul bugiardino. Tutto ciò potrebbe portare a costi maggiori per le case farmaceutiche ma anche ad una tutela più completa della salute e dei diritti delle donne.