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Troppi antibiotici nelle carni di pollo


Troppi antibiotici nelle carni bianche: è allarme per il settore avicolo. Desta scalpore la Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoologici e commensali appena diffusa dal ministero della Salute. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2014, non fanno certo dormire sonni tranquilli ai consumatori: Gli accertamenti su campioni di animali prelevati negli allevamenti italiani rilevano che il 13% è risultato positivo alla Salmonella spp; il 73% al Campylobacter spp; il 95,4% all’Escherichia coli e l’81,33% all’E.coli.Non solo: il ministero precisa pure che “l’antimicrobico-resistenza rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica mondiale”. Il problema, come fa notare il ministero, è l’antibioticoresistenza causata da un “uso eccessivo o improprio” dei farmaci per la prevenzione di certe malattie. Inoltre, spiega sempre il rapporto, “la resistenza agli antimicrobici da parte di batteri zoonosici quali Salmonella, Campylobacter, Escherichia coli può compromettere l’efficacia del trattamento dell’infezione negli esseri umani”.

Già a novembre una prima anticipazione dei risultati aveva provocato una decisa presa di posizione da parte della Federazione nazionale degli Ordini veterinari italiani che aveva parlato di “situazione alquanto allarmante soprattutto per alcuni antimicrobici quali tetracicline, sulfamidici, amminopenicilline e cinologici”.

Molto critica Ciwf Italia, associazione no profit che si occupa del benessere degli animali negli allevamenti: “L’uso di antibiotici negli allevamenti di pollo è quasi sempre sistematico. - rende noto l'associazione -. Basta infatti che un solo animale si ammali e tutto il gruppo di decine di migliaia di animali deve essere trattato preventivamente, compresi gli animali sani”.

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