Dimetridazolo in veterinaria: storia, usi e restrizioni di un antiprotozoario

calendar_month 20/09/2025 - di - Pubblicato in  Farmaci

Dimetridazolo in veterinaria: storia, usi e restrizioni di un antiprotozoario

ll Dimetridazolo è un principio attivo storico appartenente alla classe dei nitroimidazolici, un gruppo di farmaci noti per la loro efficacia nel combattere infezioni causate da batteri anaerobi e protozoi. Per decenni, ha rappresentato un presidio terapeutico fondamentale in medicina veterinaria, in particolare negli animali da reddito, ma il suo impiego ha subito significative restrizioni nel tempo a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sulla salute pubblica.

Il Ruolo Chiave negli Allevamenti

Storicamente, il dimetridazolo era insostituibile nel trattamento di alcune delle malattie più diffuse e dannose negli allevamenti di avicoli e suini:

  • Istomoniasi (Malattia della Testa Nera): Era l'indicazione principale e più cruciale. L'istomoniasi, causata dal protozoo Histomonas meleagridis, è una patologia grave che colpisce soprattutto i tacchini, ma anche polli e fagiani. Il dimetridazolo si è dimostrato altamente efficace nel controllo e nella prevenzione di questa malattia, che può causare alti tassi di mortalità.
  • Tricomoniasi: Nei colombi viaggiatori, negli uccelli rapaci da falconeria e negli uccelli da gabbia e da voliera, il dimetridazolo (spesso commercializzato come polvere solubile per l'acqua da bere) era utilizzato per il trattamento della tricomoniasi, causata da Trichomonas gallinae (noto come "malattia del cancro" nei colombi).
  • Dissenteria Suina: Nei suini, veniva impiegato nel trattamento della dissenteria causata da batteri anaerobi e protozoi intestinali.

Dimetridazolo: Il Meccanismo d'Azione

Come altri nitroimidazolici (come il metronidazolo, sebbene quest'ultimo abbia mantenuto un uso più ampio nei piccoli animali), il dimetridazolo agisce interferendo con il DNA dei microrganismi sensibili. Una volta assorbito dalla cellula del protozoo o del batterio, viene ridotto in metaboliti attivi che danneggiano il materiale genetico, portando alla morte del patogeno.

Le Restrizioni e il Divieto negli Animali da Reddito

A partire dagli anni '90 e nei primi anni 2000, l'uso del dimetridazolo e di altri nitroimidazolici è stato oggetto di crescente scrutinio da parte delle autorità sanitarie europee. Le principali preoccupazioni riguardavano:

  • Rischio Cancerogeno Potenziale: La classe dei nitroimidazolici è stata associata a un potenziale rischio cancerogeno a causa dei residui che possono persistere nelle carni e nei prodotti degli animali trattati.
  • Antibiotico-Resistenza: Il timore che l'uso massivo di questi composti potesse favorire lo sviluppo di resistenza antimicrobica, con ripercussioni sulla salute umana.

Per queste ragioni, nell'Unione Europea, è stato imposto il divieto assoluto di utilizzo del dimetridazolo su tutti gli animali destinati alla produzione di alimenti per il consumo umano. Oggi, sebbene si trovino prodotti registrati per l'uso in specie non destinate alla catena alimentare (come colombi o uccelli ornamentali, con formulazioni specifiche come Metridol), l'uso è strettamente regolamentato.

Il Contesto Attuale in Veterinaria

Attualmente, la terapia delle malattie protozoarie e batteriche negli animali da reddito e da compagnia si è spostata verso alternative più sicure dal punto di vista dei residui, come il metronidazolo (utilizzato nel cane e nel gatto per infezioni da Giardia e batteri anaerobi, con la limitazione del divieto in animali da reddito) e altri antiprotozoari.

Il dimetridazolo rimane un esempio emblematico di come l'evoluzione della normativa veterinaria, spinta dalle esigenze di Sanità Pubblica e sicurezza alimentare, porti all'eliminazione o alla restrizione di farmaci un tempo essenziali. L'attenzione si è spostata su pratiche di gestione e biosicurezza per prevenire la diffusione di patologie come l'istomoniasi, riducendo la necessità di trattamenti terapeutici.

 
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